Proprio quando pensi che il rock strumentale sia morto da un pezzo e non abbia niente più da dire, ecco che arriva l’ennesima conferma di quello che pensi.

Di quarantenni col mito di Zappa che si divertono a jammare in salaprove senza contatti, contanti e anche senza contratto — ma soprattutto senza essere né Jerry Garcia né Rocco Tanica — ne è pieno il mondo, ed è giusto così.

Il problema nasce quando questi divertissements da sala prove vengono registrati — andando ad intasare il mercato e a rubare il posto a gente che qualcosa da dire ce l’ha davvero. Internet ha aperto delle porte inimmaginabili per la musica, e ognuno oggi sente di poter pubblicare ciò che desidera, tolta l’intermediazione delle major e delle indie: l’unico confine posto alla proliferazione del cancro è il buongusto ed il buonsenso, qualità purtroppo rare in un ambiente di primedonne come quello musicale.

Prima di mettere in vendita un disco è sempre necessario farsi un paio di domande:

“A che pubblico mi rivolgo? A qualcuno frega qualcosa? Zia Concetta dice che siamo bravi, ma lo crede davvero?”
Io non ho nulla contro le jam session della domenica — sempre meglio delle cover bands — ma vorrei ricordare che, se la musica per te è un passatempo, trovare un’etichetta e buttarsi sul mercato è uno sbaglio, etico e commerciale.

Meno velleità e più rock!

(Enrico Del Bianco)

Voto 5/10


I capitani aggiungono a questa splendida recenZione:

I social media danno diritto di parola a legioni di imbecilli che prima parlavano solo al bar dopo un bicchiere di vino, senza danneggiare la collettività. Venivano subito messi a tacere, mentre ora hanno lo stesso diritto di parola di un Premio Nobel.

È l’invasione degli imbecilli

Umberto Eco